Africa, Vedova del paradiso
Anime lontane,
confinate nelle gole secche della vita,
sospese tra cieli piatti e profondi come laghi,
Anime intrappolate,
inginocchiate all’altare crudele della fame,
attorcigliate come edere ad una fetta di pane.
Vi raccogliete come tante mandrie in fuga
che corrono impazzite all’orizzonte
ma troppo distanti per farsi sentire
e troppo confuse per farsi ricordare.
Piccole perle che si abbracciano in mare
intrecciate assieme come fragili collane,
tra i ricordi e le speranze che vi rendono vane
trattenete un fil’ di fiato per non affogare.
E intanto i vostri cuori volano come aquiloni,
come fiotti di fumo al vento
sorvolano amore e morte in un momento
li trattenete con un filo,
per non farli affogare nel mare capovolto che li vuole inghiottire
Vedove del paradiso,
gocciolate come ghiaccio dimenticato al sole
in una Terra bagnata da lacrime invisibili che non si fanno vedere
mai abbastanza umide da sembrare vere.
E dietro ad ogni goccia nascondete occhi lucenti come scintille del mare
spalancati dentro a bambini con i sogni già consumati
da un vivere che non si fa capire
da quel vivere che dal vivere non riesce a guarire.
Vedova del paradiso,
i tuoi Aironi bianchi volano come angeli,
attraversando il cielo come nuvole di riso.
Speranze che vaporizzano nei rossi bruciati dei vostri tramonti
e si fissano nel bruno incontaminato dei vostri occhi
Quel che rimane è sangue in polvere portato in giro dal vento
Quel che rimane sono solo nuvole di porpora
che adagiano come neve…
... silenziosamente
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